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giovedì 31 marzo 2011

IL VOTO

Devo confessare che da quache anno non voto più. Lo posso tranquillamente dire poichè il voto è segreto ma il non voto no; anzi è bene denunciarlo, altrimenti sarebbe una scelta senza senso. Io qui cercherò di spiegare perchè in una democrazia ha senso anche non votare.

1) Non voto perchè non ho nessun interesse nel votare il meno peggio.
Proprio per l'importanza che attribuisco al diritto di voto, non posso sprecarlo soltanto per far sì che gli eletti rafforzino  i propri privilegi ed il proprio benessere senza prendere minimamente in considerazione le esigenze della comunità. Io non partecipo a questo scempio, a costo di risultare decisivo per l'ascesa al potere del rappresentante più lontano dalle mie idee e dai miei principi. Mi si rinfacci pure che c'è chi è morto per il diritto di voto. Vorrei poterci parlare con coloro che hanno dato la vita e chiedergli se secondo loro i desideri di libertà e democrazia per i quali sono morti sono minimamente paragonabili alla situazione politica attuale, fatta da una maggioranza tenuta in piedi a colpi di fiducia, da compravendite di voti parlamentari e da una legge elettorale definita dallo stesso ministro che l'ha varata "una porcata!"

2) Non voto perchè la politica è una vocazione che si basa sui fatti non sulle chiacchiere

La politica è una vocazione, non uno slogan. Prendete la Lega Nord per esempio. Per anni hanno gridato "Roma ladrona la Lega non perdona!" Non accettavano il fatto che i soldi passassero da Roma e sparissero. Adesso sono 16 anni che la Lega è in parlamento ed i soldi passano da Roma e spariscono. Altro esempio. Veltroni e la sua versione italiana dello yes we can. Egli garantiva una politica del tutto nuova, a partire dai suoi rappresentanti. Volevo quasi votarlo, speravo nel cambiamento. Quando sono arrivato al seggio ho preso visione del cartellone elettorale. Primo candidato per la Toscana, tanto per puntare sui giovani, era Vannino Chiti. Vaffanculo vai, Veltroni!

3) Non voto perchè credo che la democrazia sia soltanto un'ulteriore forma di potere.
Alla base di tutto ci sono gli interessi economici, poi viene tutto il resto. E questo è anche banale ricordarlo. Negli ultimi 17 anni si sono aternati ben 10 governi, nessuno dei quali ha mai operto riforme in ambito sociale, perchè troppo concentrati a tappare i buchi di situazione economica (dovuta soprattutto al debito pubblico a dir poco imbarazzante).

Per fare un esempio anno scorso Obama, rappresentante della più grande democrazia del mondo, ha tentato di riformare la sanità anche se senza successo.

Noi riformiamo la pubblica istruzione, per agevolare quella privata. Togliamo finanziamenti alle energie alternative, per spingere sul nucleare. Non consideriamo assolutamente la situazione critica della nostra sanità ed investiamo sull'acquisto di vaccini asolutamente inutili. Permettiamo ad amministratori delegati delle spa, ai quali dallo stato viene conferita più importanza di quella che gli stessi statuti aziendali riconoscono loro, di ricattare operai e lavoratori per poi chiudere comunque i bilanci in passivo e abbandonare sul lastrico lavoratori e risparmiatori, mentre loro lasciano con cospicue buonuscite...

TUTTO QUESTO IN NOME DELLA DEMOCRAZIA. E' COLPA NOSTRA PERCHè GLI ABBIAMO VOTATI NOI.

Charles Bukowsky era uno scrittore americano ubriaco e folle; apparteneva alla beat-generation e quindi si esprimeva molto sopra le righe... Egli diceva: "La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare." Provocazione o no? Non saprei dirvelo... io come cantava De Andrè sostengo che se non è del tutto vero, quasi niente è sbagliato!

Al prossimo post. Graz


martedì 29 marzo 2011

Il pregiudizio italiano

Non esite cosa al mondo meno comprensibile del pregiudizio. Già è insopportabile il giudizio, poichè nessuno dovrebbe permettersi di giudicare le azioni, i pensieri, la cultura o il passato di altri. Immaginate  quindi quanto possa risultare assurdo giudicare quando non si è a conoscenza delle azioni, del pensiero, della cultura o del passato di un individuo? Quale laurea ti permette di farlo, quale filosofia? Nessun filosofo che io conosca ha mai sprecato anche solo un briciolo di inchiostro in tal senso. Forse qualcuno durante il nazifascismo, ma è la stoia che ti proclama filosofo, non il fuhrer.

Io ho apprezzato filosofi che scrivevano di diritti umani, di solidarietà, di tolleranza, di politica sociale. E lì si che d'inchiostro ne hanno usato perchè speravano che non andasse sprecato; speravano che lasciando tali scritti avrebbero evitato al mondo che un giorno un politico potesse esclamare le parole "fuori dalle balle!" rivolto ad altri uomini in difficoltà. Hanno fallito quindi!

Ricordo che un grande filosofo americano, William James, affermava che "molte persone sono convinte di star riflettendo, quando in realtà stanno semplicemente riordinando i loro pregiudizi".

Ecco cosa sta accadendo al governo italiano sull'affaire Lampedusa. Stanno lì a riordinare i loro pregiudizi sui rifugiati politici, sui clandestini e sui lampedusani stessi convinti di star ragionando.
E non so se mi rattrista più la vostra ignoranza o le condizioni in cui versa l'isola di Lampedusa.... Forse la vostra ignoranza perchè non ha margini di miglioramento.

Al prossimo post. graz

lunedì 28 marzo 2011

Un poeta che adoro

"Un tempo gli uomini erano più vicini poichè le armi non arrivavano lontano"  Stanislaw Jerzy Lec - poeta polacco di inizio 900.

Io adoro Lec, è uno di quei poeti che con una frase ti spiega milioni di cose. Prendete ad esempio la frase qui sopra. Cruda, pessimista, dannatamente vera e poetica. Ma lo amo soprattutto perchè scrisse: "i poeti sono come i bambini; quando si siedono alla scrivania con i piedi non toccano terra".

A me non capita sempre di non toccare terra con i piedi, ma quando accade le mie dita colpiscono i tasti con la stessa libertà che manifesta il gabbiano nello sbattere le ali a pochi metri dalla superficie del mare.

Al prossimo post

Un piccolo pensiero del grande intellettuale anarchico Renzo Novatore

"Anche i rachitici intellettualoidi del tubercoloso conservatorismo liberale, come i malati di cronica sifilide democratica, fino agli eunuchi del socialismo ed agli anemici del comunismo, tutti parlano e posano ad Individualisti! Comprendo che non essendo l'Individualismo una scuola e tano meno un partito non può essere "unico"  ma è più vero ancora che gli Unici sono individualisti.. Ed io come unico balzo  sul campo di battaglia, snudo la mia spada e difendo le mie intime idee di individualista estremo, di Unico indiscutibile..." R. Novatore

Alle prime questo brano potrebbe riportare alla mente filosofie superomiste alla Nitzche. In realtà la filosofia individualista, molto cara alle tematiche anarchiche, rappresenta la ricerca di una prosprettiva sociale volta ad evidenziare il valore morale di ogni suo singolo individuo. Non stiamo parlando di questioni morali o di quelle cagate là che ci propinano continuamente i quotidiani di partito per accusarsi a vicenda non appena ci si trova in presenza di qualche scandalo ( sai che scandali poi... che poveretti che siamo!); qui si tratta di valore della morale, cioè il predicare bene e razzolare meglio. Questo valore, se veramente condiviso all'interno di una comunità, permetterebbe l'affermarsi della società anarchica. Tale teoria pone infatti ogni singolo individuo al centro della società, senza posizioni gerarchiche o subalterne, partendo dal presupposto che la libertà è fondamentale per il suo raggiungimento.

Il liberalismo ad esempio, che pure affonda le proprie radici nell'individualismo, non si appoggia sulla libertà di ogni suo singolo individuo, bensì sul rispetto delle posizioni che egli deve ricoprire all'interno di un contesto. Così come il comunismo, rispettando una falsa e bigotta questione morale, esige dai propri componenti il rispetto delle gerarchie statali. Per non parlare della democrazia che in del suffragio popolare crea privilegiati a volte più pericolosi e nocivi dei dittatori.

Possiamo tranquillamente dire quindi che anarchia significa possedere alto senso della libertà, necessario per il raggiungimento di un'organizzazione sociale basata sul valore morale di ogni suo singolo individuo.

Il liberalismo, il comunismo e quant'altro invece, a differenza di quello che sostiene il nostro caro premier, non richiedono necessariamente che ogni singolo individuo possieda valore morale, poichè l'individualismo non è sociale, ma di pochi singoli individui.

In sintesi l'anarchia nasce realmente da un'ideale di  libertà, mentre le altre ideologie sono puro egoismo sociale! Posano soltanto ad individualisti, ma non lo sono e non lo saranno mai!

Al prossimo post. Graz



domenica 27 marzo 2011

TRIP TO THE MOON

Ciao a tutti sono Graz e da oggi faccio il blogger. Il nome trip to the moon in realtà appartiene già ad un progetto artistico musicale che da quache tempo ho messo in piedi con Mau, un mio caro amico. Un progetto molto particolare perchè io non sono un musicista rock come lui, ma mi ritengo semplicemente un pensatore innamorato della poesia ed un autore piccolo piccolo legato alla canzone d'autore. I miei testi sovrapposti alla sua musica danno un risultato molto originale. Ma purtroppo esibirsi con repertorio proprio perdipiù non commerciale è diventato praticamente impossibile... e nussuno ha modo di ascoltare quali sono i miei pensieri, che è il motivo per il quale ho preso parte a questo  progetto.

Ho deciso quindi di intraprendere la carriera del blogger poichè penso che tale ruolo possa ben coincidere con la necessità che ho di rendere partecipi gli altri dei miei pensieri. Anche se, questo sia chiaro, porto avanti anche l'altro progetto nella speranza che le esibizioni diventino un po' più frequenti di quello che sono state fino ad oggi...

Perchè TRIP TO THE MOON?

Ho scelto questo nome (prima per la musica ed adesso per il blog) in conseguenza ad un riflessione che feci dopo aver visto un vecchi film del 1902 di Georges Melies dal titolo TRIP TO THR MOON appunto. In sintesi narrava la storia di un gruppo di scienziati che dopo alcuni calcoli stramplati compievano con un razzo di cartone un rocambolesco viaggio sulla luna; quando la raggiungevano poi, avevano a che fare con alcuni esseri strani. Ma la riflessione ovviamente non era da ricollegare alla trama del lavoro di questo antenato di Lucas e Spielberg. Mi fece semplicemente pensare a quanto stupore creasse dire TRIP TOT HE MOON nel 1902 e quanto banale invece appaia 100 anni dopo. Nonostante il fatto che la maggior parte di noi non abbia mai intrapreso tale viaggio. L' hanno semplicemente fatto il cinema e la televisione per noi. Non noi. Questo è il problema. Ormai abbiamo mezzi e tecnologie che non permettono più di stupirsi. Ecco perchè trip to the moon.

Questo blogger ha ancora voglia di stupirsi.

Al prossimo post. Graz