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martedì 24 maggio 2011

Lettera aperta a Red Ronnie in seguito all'effetto Pisapia

Red.... io non ti capisco! Io sono intellettualmente anarchico e non me ne fraga un cazzo ne della moratti, ne di te, ne di Pisapia. La mia riflessione però è la seguente: hai introdotto il tuo intervento affermando "un segnale del fatto che il vento sta cambiando..." che è un'espressione che a livello di comunicazione di massa è tanto vecchia quanto sentita e risentita... e si sa bene qual è il suo significato... tu prova ad andare su motore di ricerca e digitare "IL VENTO STA CAMBIANDO"... Ti accorgerai che un'espressione che ormai rientra pienamente e solamente in quel linguaggio rozzo e sempliciotto più volte definito "politichese". Nessun poeta la userebbe più, nonostante la sua predisposizione alla poesia. L'ha usato Vendola per il suo blog, l'hanno usato quelli del PD proprio in occasione di questa ultima campagna elettorale, l'ha usata perfino il Carroccio in più di un occasione... Il tuo commento diventa automaticamente politico e ti trovi risucchiato in quel gran guazzabuglio mediatico necessario al giorno d'oggi per difendere i propri pseudo ideali; dico pseudo ideali perchè in realtà è tifo, curva nord e curva sud, alla sinistra o alla destra del conduttore nei talk show, una casacca piuttosto che un'altra. Tu caro red fai parte di questo disegno e non devi meravigliarti del fatto che alla causa segua l'effetto. Ma ti hanno dato questa laurea per la comunicazione o no? Il giocattolo mediatico ormai ha preso vita propria e capita spesso che si ritorga su coloro che ne hanno fatto una propria prerogativa (premier in primis, ma anche la Moratti con la storia dell'auto rubata...); ormai è tutto un litigio a colpi di mass media! Quindi, ti prego, non fare la vittima e continua a partecipare a questo gioco che anche quelli come te hanno contriubuito a far diventare così difficile e privo di regole. E, pensa un po', è un anarchico a parlarti di regole! Perchè mi fa veramente incazzare il fatto che chi non crede nelle regole debba essere emarginato e chi fa finta di crederci ricopra ruoli istituzionali! Questo è un paese di ipocriti! E tu ne fai a tutti gli effetti parte. Graz

venerdì 20 maggio 2011

IL MAGGIO DI CASTELLARE (poesia di Graz)

Il cielo è un immenso tramite tra l’inverno e l’estate
ed i germogli giovani attaccano le narici con i loro aromi acerbi,
come a volerle intasare, vino disciolto nell’aria che inebria gli umori.
Le roselline selvatiche soffocano i muri in pietra di colori candidi
e la ginestra macchia di allegria gialla il sempreverde del bosco e l’ argento fioco degli ulivi;
 la natura in Maggio risulta un estroso artista della corrente del Fattori
che anziché produrre verismo antiaccademico, concede verità meravigliosa.
I cuccioli di lepre affollano i campi e le vigne fresche di potatura
e la poiana, miracolo di eleganza, sorveglia da lontano il proprio nido,
 la propria regale discendenza.
La rondine sembra sgridare il proprio maschio,
nonostante la sua sconvolgente serietà nell’interpretare  il ruolo istintivo di padre,
e piccoli ragnetti rossi affollano i muretti in cotto surriscaldato dal Sole
come se da quel calore prendessero magicamente vita;
si ascoltano frusciare nei cespugli  i primi lucertolai
e l’orto, all’apparenza triste e incolto,
è in realtà una fucina gioiosa in produzione,
tanto che ad ascoltarlo in silenzio sembra emettere chiari segnali di ilarità.
Il volo della farfalla si innalza a simbolo di tutta questa leggerezza
che va dalla rabbiosa corsa del cinghiale al crepuscolo
fino al ronzare di un calabrone all’alba, ancora stordito dalle temperature notturne.

Niente è paragonabile a Maggio,
eccezion fatta per una donna che allatta il proprio figlio mentre sorride.